Leggere Manzoni in tempo di Covid

Nessuno avrebbe potuto immaginare che in un remoto angolo del mondo, a distanza di migliaia di chilometri da noi, in un animato quanto anonimo mercato della Cina, si stesse verificando quella concatenazione di eventi che avrebbe portato in breve tempo ad uno sconvolgimento planetario. Una cultura millenaria saggia per molti versi, ma anche troppo ancorata alla superstizione; una nazione modernissima ma allo stesso tempo lontana ancora nei fatti dagli standard sanitari occidentali, retaggio di una consuetudine radicata, vista spesso come folkloristica e quindi tollerata, che ha condotto alla diffusione nel resto del mondo di un virus subdolo e letale, Il SARS-Cov-2 (ormai più’ comunemente noto come coronavirus).

Questo virus sembra infatti avere fatto la sua comparsa in un Wet Market, un mercato dell’umido destinato alla vendita e alla macellazione diretta di fauna selvatica, che poco importa se si sia trattato di un pipistrello o di un altro animale improbabile: un virus animale ha trovato le condizioni ideali per trovare un nuovo ospite nell’uomo di cui ha bisogno per riprodursi, non avendo modo di replicarsi se non sfruttando il nostro codice genetico.

La particolare contagiosità del virus deriva dalla facilità con cui questo è veicolato attraverso droplet, ossia goccioline di saliva che possono facilmente diffondersi attraverso la tosse e gli starnuti o toccando oggetti venuti con queste a contatto, penetrando attraverso la congiuntiva o le vie aeree nel nuovo ospite ed andando a dare una comune sindrome influenzale o una ben più’ grave polmonite atipica.

Purtroppo, trattandosi di un virus almeno parzialmente ignoto, la comunità scientifica non ha ancora trovato un vaccino e le cure sono ancora sperimentali e non sufficienti ad arginarne gli effetti. Per questo l’ unica misura che si è delineata come efficace è stata quella di contenere la diffusione del contagio con una quarantena generalizzata.

Io penso che visto che la Cina aveva già fronteggiato la situazione di emergenza ottenendo un calo dei contagi, il nostro Governo avrebbe dovuto prendere una decisione analoga in tempi più brevi: si è atteso troppo a prendere misure drastiche, mentre se si fosse imposto di fermare tutto fin dall’inizio il virus avrebbe potuto circolare meno. Le decisioni degli altri paesi europei e del resto del mondo hanno però reso evidente il fatto che nonostante l’esempio di Wuhan prima e dell’Italia poi, le misure intraprese sono state altrettanto lente anche se progressive. I più sostengono sia dovuto alla profonda diversità culturale tra noi e la Cina, al fatto che non sia un paese democratico; sicuramente però accettare misure restrittive risulta profondamente indigesto a chi ha fatto delle libertà individuali un proprio baluardo rendendole spesso irrinunciabili, anche di fronte ad un’emergenza sanitaria di questa portata.

Già: ci troviamo a dovere fronteggiare una situazione sanitaria grave di portata planetaria, ma non inedita. Leggendo negli scorsi giorni I Promessi sposi mi sono ritrovato a pensare che quelle parole fossero state scritte da Manzoni proprio a commento di quanto sta accadendo in questo periodo, analogamente a quando lei ci ha assegnato l’elaborato sull’adattamento ai giorni nostri delle vicende di don Abbondio in cui ci veniva chiesto di trovare gli elementi fondamentali della vicenda per poi riadattarli in un altro contesto. Solo finendo di leggere mi sono reso conto che quello scritto nel romanzo risaliva a circa centocinquanta anni fa, e che  le vicende narrate addirittura erano quelle verificatesi quattrocento anni prima.

Ogni singolo elemento del passato è presente nella situazione odierna, dal comitato formato dal tribunale della sanità passando per la chiusura totale di ogni attività; l’iniziale sottovalutazione del problema spesso con la complicità degli esperti, disposti a negare l’evidenza pur di non ammettere di non avere compreso la gravità’ della situazione prima, è proseguita esattamente come ai giorni nostri, quando di esperti virologi che continuavano ad invitare alla calma visto che si trattava di poco più fin un’influenza, fino ad arrivare alle scene di panico sconcerto e follia collettiva (le corse verso le stazioni per accalcarsi dentro un treno o l’assalto ai supermercati con scaffali desolatamente vuoti).

E’ davvero impressionante e per certi versi spaventoso, pur essendo passati così tanti anni, possiamo trovare infinite analogie. Persino nelle misure adottate a sostegno dell’economia, ovvero quelle della sospensione dei pagamenti dei tributi, giacché da più parti si invocano anche misure analoghe con una cancellazione delle tasse; fatto ancor più sconvolgente è la ricerca spasmodica del paziente zero, esattamente come nella cronaca del Manzoni tanto quanto la caccia all’untore (addirittura si parlava al telegiornale di alcuni episodi di intolleranza nei confronti di occidentali accusati di portare deliberatamente l’infezione in Africa). Gli esempi non sarebbero finiti qui: non a caso il preside di un liceo romano all’indomani della chiusura delle scuole aveva invitato a leggere il cap. XXXII dei Promessi Sposi, ed è quello che ho fatto io con i miei genitori – che stentavano a credere a quanto aderente fosse ai giorni nostri, nei minimi particolari, un romanzo, tanto da apparire una cronaca fedele dell’attualità.

Emanuele Pancaldi, 2 F