Cecità di José Saramago – scheda di lettura

José de Sousa Saramago è stato uno scrittore, giornalista, poeta, traduttore, critico letterario e Premio Nobel portoghese. A partire dagli anni Ottanta il suo nome inizia ad essere conosciuto a livello nazionale grazie a Memoriale del convento, e nello spazio di pochi anni videro la luce altre opere importanti con numerosi riconoscimenti della critica, mentre il riconoscimento mondiale arriverà solo negli anni Novanta, con Storia dell’assedio di Lisbona e nel 1998, grazie a Cecità, vincerà il Premio Nobel per la letteratura.

L’autore morirà il 18 giugno 2010 nella sua residenza a Lanzarote e le sue ceneri sepolte sotto un ulivo nel giardino di fronte alla Fondazione Josè Saramago a Lisbona, istituzione culturale privata fondata dallo scrittore nel 2007 con lo scopo di proteggere e promuovere la Dichiarazione universale dei diritti umani, la promozione della cultura in Portogallo e in tutto il mondo e la difesa dell’ambiente.

Trama

L’opera Cecità, che gli valse il Nobel, considerata il suo capolavoro, è ambientata in un tempo e un luogo non precisati dove ha inizio una strana e inedita malattia che attacca gli occhi, un’epidemia di cecità bianca quasi come se si venisse sommersi da un oceano di latte e non aver in nessun modo la possibilità di chiudere gli occhi e le cui cause rimarranno sconosciute a tutti.

In seguito a questo avvenimento il “mal bianco”, così viene chiamato all’interno del romanzo, dilaga velocemente, finché i ciechi si ritrovano abbandonati e lasciati a sé stessi all’interno di un vecchio manicomio, trasformato in una quarantena vista l’emergenza e circondato da militari con il compito di evitare che qualcuno scappi, per paura dell’espandersi del contagio.

All’interno del manicomio, a seguito dell’arrivo di un gruppo di criminali, in poco tempo la situazione degenera fino a sfociare oltre qualsiasi immaginazione: la legge del più forte è l’unica vigente; ogni valore morale è stato abbandonato e tutti gli uomini lottano tra di loro senza alcuna pietà o compassione. A seguito di un incendio, in cui moriranno anche i malviventi, e alla successiva inagibilità dell’edificio: una parte rimane seduta ad aspettare mentre i primi ad essere stati rinchiusi vagheranno per una città popolata da infetti che hanno perso ogni senso civico; fino a quando, in una giornata di sole la malattia, come era iniziata, comincerà a sparire.

Personali considerazioni

Il romanzo ha uno stile molto particolare: assenza di nomi propri e i personaggi sono individuati attraverso le loro caratteristiche fisiche e/o sociali, solo punti e virgole e niente virgolette per delimitare i dialoghi, presenza di un narratore interno onnisciente, quasi parte integrante della storia; questa scrittura, a volte lenta, pesante e confusionaria, riesce comunque in modo efficace a trasmettere immagini, pensieri ed emozioni al lettore, coinvolgendolo nel racconto

Il linguaggio semplice e preciso, ma allo stesso tempo duro e crudo

conferisce maggiore realisticità e spietatezza, amplificando i messaggi e conducendo all’emozione.

Nel libro viene messo in risalto che l’uomo in situazioni estreme abbandona ogni razionalità e inizia a comportarsi in modo ‘animalesco’ dove solo l’istinto primordiale di sopravvivenza ha valore (come i soldati che aprono il fuoco contro gli infetti seduti in attesa di cibo, pensando a un imminente attacco), la leggerezza con cui i governi affrontano le emergenze tentando di silenziare le informazioni (scelta inadatta e superficiale del luogo per la quarantena, da parte di un ministro e del presidente della commissione incaricato), la facilità con cui si riesce a manipolare la mente umana e soprattutto la mancanza di solidarietà tra gli uomini, che sono diventati incapaci anche solo di pensare al bene e a una qualsivoglia organizzazione per autoregolarsi.

Considerato il momento particolare che stiamo vivendo, ritengo che il romanzo sia la rappresentazione perfetta della società e del suo agire quotidiano. Ognuno è più interessato alle proprie necessità e a trovare il modo per soddisfarle, piuttosto che cercare di aiutare gli altri (come la moglie del medico, che aiuta incondizionatamente tutti i presenti della camerata), senza il rispetto delle regole che rendono l’uomo ancora barbaro, come dice anche Joker nel film Il cavaliere Oscuro:

«… La loro moralità, i loro principi, sono uno stupido scherzo. Li

mollano non appena cominciano i problemi. Sono bravi solo

quanto il mondo permette loro di esserlo. Te lo dimostro: quando

le cose vanno male, queste… persone “civili” e “perbene”, si

sbranano tra di loro…».

Nonostante la lettura non sia facile, consiglio vivamente a tutti Cecità, perché aiuta a riflettere e a interrogarsi sulla correttezza dei comportamenti umani in situazioni particolari, infatti non è la cecità a trasformare i cittadini in bestie, perché il buio non ferisce, ma è l’egoismo, insito in ognuno di noi, a cambiarci, come è scritto nell’ultimo dialogo: «… Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che vedono, ciechi che pur vedendo, non vedono».

Christian Guernelli, 3 D