Eugenio Onegin di Aleksandr Sergeevič Puškin – scheda di lettura

In una famiglia di antica nobiltà e tradizioni letterarie, nasce a Mosca nel 1799 Aleksandr Sergeevič Puškin. La sua educazione venne affidata alle cure di precettori stranieri che gli fecero amare i classici della letteratura europea e assorbire la cultura illuminista. È considerato il padre della letteratura russa e l’emblema di una nuova lingua letteraria; grande poeta, ma soprattutto grande scrittore, fu capace di confrontarsi con tantissimi generi letterari diversi. Nonostante abbia avuto una vita breve, è morto a soli 38 anni in un duello come il rappresentante di un’epoca e l’interprete di una generazione provata dalla politica ottusa zarista. Attraverso le sue opere esprime con leggerezza, ironia ed intensità, le difficoltà di un periodo tra i più difficili della storia russa che porteranno più tardi alla rivoluzione.

Trama

Gli avvenimenti narrati vanno dal 1819 alla primavera del 1825. Il protagonista, Eugenio Onegin, è un dandy disincantato, sprezzante e nauseato dalla società che lo circonda. Ha perduto le sue sostanze per rincorrere una vita effimera, ma ritrova la ricchezza grazie all’eredità ricevuta da uno zio a condizione che vada a vivere in campagna, lasciando la luccicante e dinamica vita mondana di San Pietroburgo. Nella sua nuova residenza, Eugenio incontra il poeta Lenskij col quale stringe amicizia e che gli presenta la famiglia Larin. Dopo aver trascorso un periodo tranquillo e piacevole in campagna frequentando la famiglia Larin e corteggiandone la figlia maggiore Tatiana, in Onegin subentra la noia e il senso di superiorità del cittadino di nobili origini rispetto al sempliciotto di campagna. Annoiato respinge l’amore di Tatiana e per dispetto e gioco fa la corte a Olga, sorella di Tatiana e fidanzata del suo amico Lenskij, solo per essere stato costretto controvoglia ad andare a una festa dai Larin, ormai considerati noiosi e provinciali. Segue un duello d’ onore fra i due nel quale Lenskij perde la vita. Onegin parte e in seguito ritorna a Mosca: ritrova Tatiana, sposata e diventata signora dell’alta società. Questa trasformazione suscita interesse in Eugenio, un interesse che si trasforma in amore; ora però è Tatiana che lo respinge, perché pur amandolo ancora vuole restare fedele al marito.

Personali considerazioni

Il romanzo, all’apparenza semplice, in realtà è ricco di movimenti e intrecci nascosti. La trama, apparentemente esile, serve per proiettare sullo sfondo della Russia, come società umana e come paesaggio, il rapporto tra il poeta, il mondo in cui vive e i personaggi tipici e rappresentativi che crea. Tutte queste componenti sono lo sfondo, la descrizione del paesaggio nell’avvicendarsi delle stagioni corrisponde al fluire della vita umana che attraverso le esperienze, le sconfitte, e le mutazioni comporta le trasformazioni sulle cose e sugli uomini. Inoltre, l’ uso delle digressioni diventa un mezzo attraverso il quale l’autore presenzia incessantemente a tutte le scene del romanzo; le commenta, dà le sue spiegazioni, i suoi giudizi, le sue valutazioni, diventando così il ‘terzo’ personaggio principale che attraversa tutto il romanzo e unisce tutto il testo.

Eugenio è un personaggio libero e indipendente, che ha in comune con Puškin alcuni atteggiamenti, vizi e ideali, perché entrambi sono figli della stessa epoca, della stessa civiltà, dello stesso gruppo sociale e culturale: la nobiltà colta e il suo modo di vedere se stessa e gli altri ceti. Eugenio è moderno, contemporaneo al suo tempo; si abbandona alla malinconia e all’angoscia, simboli della generazione postnapoleonica. È un uomo d’onore che adempie meccanicamente ai suoi doveri, ma è triste e inquieto, e non è capace né di amare né di amicizia. Non riesce a vedere la bellezza, l’innocenza, il dono immeritato dell’amore. Tutto per lui è fallimento, perché il suo cuore è privo di battiti: in ciò consiste la pietrificazione del suo essere e l’orrore della sua vita. Questa è anche la vera differenza tra il protagonista e il suo autore, perché Puškin ha provato delusioni e amarezze, ma non ripiega nello scetticismo e nell’angoscia, continuando a credere sempre e perennemente nella forza liberatrice della poesia.

Ha di fronte a sé Tatiana, un’anima semplice e sensibile, il prototipo della donna russa che in nome del dovere rinuncia all’amore e alla felicità. È l’eroina romantica che non può sottrarsi al suo destino di sofferenza, può solo accettare il fato, adempiendo ai suoi doveri di moglie e ritornando alla contemplazione della calma natura per ritrovare un po’ di serenità.

Ci si potrebbe chiedere del perché leggere oggi un romanzo dell’ ‘800, ma al di là dei miei interessi personali verso la storia della mentalità (il romanzo  è un meraviglioso  affresco  storico  sugli usi e costumi della Russia  del XIX secolo; del dandismo della gioventù dorata di San Pietroburgo e della ricostruzione della vita infelice e desolata dei servi della gleba…), trovo che il nostro Eugenio Onegin  sia molto  simile  a noi giovani d’oggi. Non saper cogliere le opportunità che la vita ci pone davanti, infatti, o il non riuscire a vivere la felicità del momento, il non prefissarsi un obiettivo, vivendo di interessi di poco conto e di noia, sono tutti atteggiamenti che potrebbero più in là nel tempo portarci a vivere di rimpianti.

Marco Trapasso, 3 E