La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano – scheda di lettura

Paolo Giordano è nato nel 1982 a Torino e ha conseguito con la lode, nell’anno accademico 2005-2006, la laurea specialistica in fisica delle interazioni fondamentali e il dottorato di ricerca in fisica teorica nel 2010. Con il suo primo romanzo La solitudine dei numeri primi (il titolo originale era Fuori e dentro dall’acqua), vince lo stesso anno il premio Campiello Opera Prima, il premio Fiesole Narrativa Under 40, il Premio Strega (a 26 anni, è il più giovane ad averlo vinto) e il Premio letterario Merck Serono.

Il libro è un romanzo di formazione, ambientato a Torino, che si svolge tra gli anni Ottanta e gli anni Duemila, descrivendo l’infanzia, l’adolescenza e l’età adulta dei protagonisti.

Trama

Alice viene presentata come una bambina di sette anni il cui  padre la costringe a praticare ogni giorno sci; in seguito ad un incidente sulle piste rimarrà zoppa. Mattia, invece è un bambino molto intelligente che possiede una sorella gemella con un ritardo mentale. Mattia, obbligato a portare il peso della disabilità della sorella, quando viene invitato per la prima volta ad un compleanno, dopo essere stato evitato per anni, decide di lasciare sua sorella in un parco per poi andarla a riprendere più tardi. Al suo ritorno Michela è sparita e l’ipotesi che viene presa come la più probabile è che sia annegata e stata portata via dal fiume. Questi eventi traumatici saranno ciò che influenzerà maggiormente il loro futuro e in particolare la loro adolescenza. 

Alice soffre di anoressia nervosa e Mattia sfugge dalla vita sociale e pratica autolesionismo. Si conoscono per iniziativa di Alice, con l’aiuto di Viola Bai, compagna di scuola molto popolare, ma la loro diventa un’amicizia particolare: entrambi continuano a seguire la propria strada, continuando comunque  ma continuano a cercare l’altro. Il loro legame si consolida sempre di più negli anni universitari in cui Mattia si laurea a Matematica con la lode e Alice lascia gli studi per il suo interesse per la fotografia. Le loro strade iniziano a dividersi quando la madre di Alice muore e Mattia riceve una cattedra all’estero. La ragazza, nel via e vai precedente al decesso del genitore, si imbatte in un giovane medico di nome Fabio, che sembra abbia avere «abbastanza amore per entrambi». Alice decide quindi di sposarsi per cercare di dimenticare Mattia; ben presto tuttavia il matrimonio naufraga e lei attraversa un periodo di depressione. I due ragazzi, dopo nove anni di lontananza, si incontreranno di nuovo dopo un invito della ragazza a Mattia, a tornare. Ciò scaturisce dal dubbio di Alice di aver visto la sorella Michela, scomparsa anni prima, ma alla fine non avrà il coraggio di confessargli la verità. Ancora una volta si sentiranno legati, ma il loro rapporto non avrà sviluppi: sono due numeri primi gemelli, a un passo l’uno dall’altro, separati da un ostacolo che li trincera nelle loro rispettive solitudini.

Personali considerazioni

Questo libro l’ho letto tre volte e, pur conoscendo a memoria gli eventi, non mi annoia mai. La storia ha un narratore onnisciente e un linguaggio forte. Il discorso diretto e indiretto sono presenti in un costante equilibrio e, la loro alternanza, serve a sottolineare i momenti più rilevanti della storia. 

La scrittura di Giordano mi rapisce: con le sue descrizioni mi dà l’impressione di rendere la scena molto più duratura del previsto e questo si contrappone ai cambi temporali che staccano ogni volta di diversi anni. Quando c’è la presenza del personaggio di Mattia, le descrizioni iniziano a diventare di carattere scientifico con vari accenni alla chimica, fisica, matematica, astronomia… 

La storia di questi giovani è segnata praticamente fin dall’inizio e loro non possono farci niente. Sono personaggi che non sono a tutto tondo: anche se fino alla fine ti faranno credere che ci sia un cambiamento in loro, in realtà rimarranno sempre gli stessi nella loro stato di solitudine invalicabile. Il finale, inizialmente, ti inganna facendoti pensare che il tutto possa prendere una nuova piega, prima con l’improbabile incontro con Michela, poi con la speranza che i due ragazzi condividano a voce i loro veri sentimenti. La realtà però non è un film: la loro vita viene invece completamente divisa senza ottenere nessun evoluzione dei personaggi; la speranza di entrambi, che ci sia un’altra possibilità, viene definitivamente cancellata dalla solita impulsività di Alice e dalla mancanza di presa di posizione di Mattia. 

Mi stupisce molto che uno scrittore appena ventiseienne abbia una visione così pessimistica dell’esistenza; io penso che sarebbe stato più probabile che un’idea del genere provenisse da una persona con più anni. Il romanzo tratta di tematiche adolescenziali che ricorrono nella nostra vita, come l’autolesionismo, che è una pratica ormai molto usata e che oggi si sta sempre di più diffondendo divulgando, o l’anoressia, per il fatto di non piacersi fisicamente, oppure ancora la difficile accettazione del proprio orientamento sessuale (con il personaggio di Denis).

Il tema principale rimane comunque  l’amore, e la solitudine: l’idea del libro, come quella del titolo definitivo, è dovuta alla definizione dei numeri primi gemelli, cioè due numeri primi (un numero che non possiede divisori all’infuori di se stesso e di 1) che sono divisi da un singolo numero pari. I numeri che vengono attribuiti ai protagonisti sono 2.760.889.966.649 (per Mattia) e 2.760.889.966.651 (per Alice). Essi sono come due rette parallele destinate a non incrociarsi mai.

Il libro è una bellissima lettura che a seconda dell’età in cui si legge ti dà  diversi punti di riflessione e interpretazioni; mano che si va avanti potrebbe risultare pesante, ma soltanto per la durezza e la crudeltà dei temi affrontati. Sicuramente questa non è stata l’ultima volta che rileggerò questo romanzo .

Agata Brighenti, 3 E