Il buio oltre la siepe di Harper Lee – scheda di lettura

Il buio oltre la siepe, il cui titolo originale è To kill a mockingbird (uccidere un usignolo), è un libro pluripremiato scritto da Harper Lee, nel 1960. La storia è ambientata in una cittadina del Sud degli Stati Uniti, in un periodo in cui il razzismo era ancora ben radicato nella società e la segregazione razziale ne era alla base.

Trama

La protagonista e narratrice del libro è Scout, una ragazzina molto vivace e difficile da gestire. Dopo diversi anni dall’accaduto Scout ci mostra, attraverso il suo sguardo innocente, la realtà di quel tempo. Il padre di Scout, Atticus Finch, avvocato di sani principi democratici, viene incaricato della difesa d’ufficio di Tom Robinson, un bracciante di colore ingiustamente accusato di aver violentato una ragazza bianca, figlia di Bob Ewell. Nonostante l’avvocato riesca a dimostrare la mancanza di prove per accusare il suo cliente e quindi l’innocenza dell’uomo, il ragazzo verrà condannato a morte.

Questo fatto mostrerà che ci sono persone convinte della giustizia della disuguaglianza che priva i neri dei propri diritti. Parallelamente a questa vicenda giudiziaria, l’autrice delinea una seconda linea narrativa riguardante le avventure estive dei due fratelli, Jem e Scout, e del loro amico Dill, che sono volte principalmente a svelare il mistero che si cela sotto il nome di Boo Radley, misterioso vicino di casa nonché  giovane mentalmente instabile che non esce mai dalla propria abitazione. Questi due filoni, seppur inizialmente del tutto indipendenti l’uno dall’altro, finiranno per intrecciarsi nel finale quando la sete di vendetta di Bob Ewell lo porterà al tentato omicidio di Scout e Jem, salvati solo dall’intervento di Boo Radley, che nello scontro finisce per colpire mortalmente Bob con un coltello.

Personali considerazioni

Ho deciso di leggere questo libro perché avevo il desiderio di constatare o meno se la rilettura di esso, a distanza di qualche anno, e quindi con il mio inevitabile cambiamento di mentalità e di maturità  acquistata con l’avanzare dell’età, mi avesse suscitato le stesse emozioni e riflessioni. Sono tante le tematiche che Harper Lee decide di trattare in questo libro denso di significati: le problematiche affrontate spaziano dai pregiudizi, all’ipocrisia, passando per la povertà morale di una società con una mentalità chiusa e fortemente discriminatoria nei confronti delle persone considerate diverse. Una delle frasi che mi ha colpito di più è stata proferita da Atticus: «Me lo ricordo quando mio padre mi regalò quel fucile; mi disse […] di ricordarmi che era peccato sparare a un usignolo […] perché sono uccellini che non fanno niente di male, cantano e fa piacere sentirli, non mangiano le sementi, non fanno il nido nelle madie, non fanno altro che rallegrarci con il loro cinguettio». Quest’ultima affermazione, dalla quale si può dedurre la provenienza del titolo originale, è piena di significato e rappresenta a pieno l’aspetto psicologico dell’avvocato.

Atticus è un personaggio che in qualche maniera ha lascito il segno dentro di me, probabilmente per la sua bontà immane: lui ha accettato di difendere un uomo di colore e, nonostante questa decisione fosse stata fortemente disprezzata, lui ha deciso di addossarsi tutte le critiche e le insolenze, continuando imperterrito la difesa di colui che è innocente, come l’usignolo. Quest’ultimo fatto non è da considerare scontato, perché bisogna immedesimarsi nella mentalità chiusa dell’epoca, dove le persone di colore erano una razza inferiore e per questo erano divisi dai bianchi per ogni sorta di attività e per l’utilizzo di alcuni servizi, come bagni e scuole. Alla fine del ventiduesimo capitolo, dopo la sentenza proferita dal giudice, è collocato un passo del libro che più mi ha commosso: «Qualcuno mi tirò per la manica , ma io non distolsi gli occhi dalla gente di sotto e dalla figura di Atticus che avanzava, sola, lungo il passaggio al centro. “Miss Jean Louise?”.  Mi guardai attorno. Erano tutti in piedi. Intorno a noi e nella balconata della parte opposta, i negri si alzavano in piedi. La voce del reverendo Sykes suonò lontana come quella del giudice Taylor: “Si alzi, Miss Jean Louise: sta passando suo padre”.». Da queste poche righe si può capire il rispetto che è stato destinato ad Atticus, non per essersi schierato dalla parte dei neri, ma per aver inseguito la giustizia. Una giustizia insolita, in cui nessun’altro avrebbe creduto.

Durante la storia Scout, scoprirà che nella vita di tutti i giorni la verità non viene rispettata e che le violenze ingiuste su persone innocenti sono all’orine del giorno. È così costretta ad avvicinarsi a questo mondo di profonda divisione razziale, abitato principalmente da persone adulte. La sua perplessità infantile, ancora  priva di preconcetti razziali, è il mezzo scelto dall’autrice per farci vedere come era la società dell’epoca, trasmettendo un’aspra critica sociale. A questo discorso sulla tolleranza e l’accettazione del diverso si lega anche l’aspetto che va a coinvolgere il vicino di casa dei Finch, Boo Radley, la cui diversità non consiste nel colore della pelle ma nella sua salute mentale. Boo infatti è affetto da un’evidente insanità mentale che in passato lo aveva coinvolto in situazioni infelici, che avevano dato adito a diverse vociferazioni sul suo conto. Quando il ragazzo ha salvato i due bambini da Bob Ewell, ha dimostrato di non essere una persona cattiva e malvagia come tutti pensavano – era solamente diverso.

Questo romanzo lo definirei come unico nel suo genere: a distanza di anni mi ha portato a riflettere tanto su tante tematiche, cosa che trovo fondamentale per un buon libro, ed è riuscito a farmi immedesimare in una società di quell’epoca. Inoltre ci ha mostrato come, in quella comunità, gli unici a riuscire a superare i pregiudizi furono i bambini, che anche oggi definiamo come portatori del seme del cambiamento. A parer mio si può dire che questo libro sia un intramontabile classico, che ogni libreria che si rispetti deve possedere, perché oltre alla bravura dell’autrice nella scrittura e stesura dell’opera si percepiscono grandi valori.

Giulia Sarti, 3 E