Interviste possibili: Carlo Bertoni

Leggiamo su Wikipedia:

“Le interviste impossibili è il titolo di un programma della seconda rete radiofonica Rai andato in onda nel 1974 (primo ciclo) e nel 1975 (secondo ciclo) … in cui uomini di cultura contemporanei reali fingono di trovarsi a intervistare 82 fantasmi redivivi di persone appartenenti a un’altra epoca, impossibili da incontrare nella realtà”.

Oggi  quelle puntate sono reperibili sulla rete e sono state anche stampate.

Noi abbiamo pensato, invece, di inaugurare una rubrica, curata da nostri volonterosi studenti e studentesse, di interviste possibili a persone del liceo Copernico, attivi in qualche modo nell’universo che qui ci interessa: la galassia dei libri.

Le interviste possibili diventano così reali e l’intervistato non è un “fantasma redivivo”, ma una persona che possiamo incontrare ogni giorno.

E cominciamo, in omaggio alle scienze esatte, con una intervista a Carlo Bertoni, professore di matematica e fisica nel nostro Liceo, che ci parla di un suo libro di matematica… e non solo. L’intervista è stata condotta da Tahmina Arifin, Annamaria Di Bari, Giorgia Puddu (5F).

Carlo Bertoni, docente di matematica e fisica presso il Liceo Scientifico Copernico di Bologna, ci ha rilasciato un’intervista sulla sua carriera d’autore e, in particolare, sul suo primo libro di matematica: Semafori intelligenti, record olimpici e risparmio energetico. Dunque vi proponiamo le domande da noi rivolte e le risposte del professore.

In che momento ha deciso di scrivere un libro che ruota intorno al modello matematico?

La cosa in realtà non è stata un attimo: da quando ho cominciato a insegnare, cioè poco prima del 2000, mi è sempre piaciuto cercare di fare esempi applicativi e costruzioni di modelli, perché mi sembrava che ragionare su quale sia il modello adatto in una certa situazione, aiuti anche a capire la sostanza matematica. Mi sono reso conto di aver raccolto un po’ di esercizi che avevo costruito negli anni e allora ho provato a riordinarli, strutturarli con anche alcune parti che guidassero alla costruzione dei  modelli e ho proposto il libro ad un editore. L’idea si è sviluppata durante una quindicina di anni di insegnamento, in cui sentivo che questa cosa mancava nella didattica e nei libri di testo.  Poi in realtà negli ultimi anni ha cominciato a diffondersi, non per merito mio, ma perché evidentemente anche altri hanno sentito questa mancanza.

Sfogliando il libro si può notare che ha un progetto grafico molto valido, le immagini, le illustrazioni, quindi  come si è mosso in questo ambito, come è stata la collaborazione con il grafico o non se ne è occupato lei?

Non me ne sono occupato io: quando ho mandato il testo alla casa editrice e lo hanno approvato, hanno preso un capitolo, lo hanno dato ad un grafico che ha fatto una proposta su come strutturarlo, me l’hanno fatto vedere e abbiamo discusso qualche dettaglio, ma complessivamente anche a me piaceva la sua idea. Poi  mi facevano vedere come veniva ogni capitolo e se qualcosa non mi piaceva correggevamo delle cose. In sostanza è tutto merito del grafico!

Ha avuto delle difficoltà nella scrittura? Ci sono stati dei momenti  in cui si è chiesto “come posso far capire questa cosa a chi legge il libro“?

Ogni capitolo è composto da una parte introduttiva abbastanza breve, un esercizio già svolto e poi degli esercizi da svolgere dagli studenti. Sugli esercizi non ho avuto grandi difficoltà perché  grosso modo erano già pronti, ho solo dovuto sviluppare gli esercizi già svolti. In questo libro sulle parti introduttive non ho avuto difficoltà: essendo cose che ero abituato a spiegare in classe, sapevo già da che punto partire, però a volte mi capitava che iniziavo in un modo poi lo buttavo e riscrivevo in un altro. Ho scritto poi altri libri prettamente di testo e lì ho avuto più difficoltà; quando inizio un nuovo capitolo spesso passo anche un paio di giorni solo a raccogliere le idee senza scrivere niente, mentre in questo libro non c’era bisogno che ci fosse un filo conduttore tra i capitoli quindi non c’è stato un problema del genere.

A proposito di riscrivere e cambiare, il libro realizzato è vicino all’idea che aveva originariamente,  alla prima bozza?

Abbastanza. Questo non l’abbiamo cambiato molto, perché ha un struttura molto semplice rispetto ad altri libri, per il fatto che per l’80% è composto da esercizi; la cosa che poteva cambiare era giusto il modo di dire una frase nelle pagine introduttive di ogni argomento, ma come struttura più o meno è rimasta quella che avevo mandato. In quelli di testo, invece, a volte un capitolo è stato preso e rifatto.

Se potesse tornare indietro cambierebbe qualcosa di questo libro?

Lo espanderei un po’ in alcuni capitoli, dal momento che non tutti gli argomenti vengono trattati in classe. Ad esempio, se si decide di affrontare la sezione di “Logica e circuiti elettronici”, sono presenti solo un esercizio svolto e 4 da fare; avrei voluto mettere almeno un altro paio di pagine di esercizi.

Scrive anche per percorsi di livello universitario?

Non libri. Ho scritto qualche articolo.

Cambiamo completamente. Che letture consiglierebbe a un lettore che si voglia avvicinare al mondo della matematica per farlo appassionare?

Ne ho una serie. Io sono cresciuto per tutto il liceo leggendo libri di enigmi matematici di Martin Gardner che teneva una rubrica per Scientific America. Mi appassionavano molto perché erano libri in cui

si passava da quesiti semplici a problemi non ancora risolti sui quali i matematici stavano ancora studiando. Per un ragazzo l’altra cosa bella di quei libri è che spesso ogni capitolo era indipendente dagli altri, quindi se una cosa era troppo complicata o non ti piaceva passavi a quella dopo. Mi interessano anche le biografie, ma quelle hanno cominciato a coinvolgermi più tardi, quindi non so se le consiglierei a dei 18enni. Nonostante Stephen Hawking fosse personalmente antipaticissimo, ho apprezzato molto i suoi libri: Dal Big Bang ai buchi neri l’ho letto a 19 anni e mi è piaciuto tantissimo, poi l’ho riletto recentemente e mi è piaciuto meno.

Ha in mente qualche altro  libro da realizzare ?

Tanti, ma voglio mantenere il segreto. Sempre di ambito scientifico ovviamente, ma non strettamente scolastici.  Comunque, per fare solo un accenno, mi piacerebbe scrivere qualcosa su Keplero, perché ci sono molti suoi aspetti affascinanti. Vi racconto questo aneddoto: Keplero voleva fare un regalo ad un suo amico per Natale e non aveva un’idea, allora gli ha scritto un libro sul fiocco di neve e sul perché ha quella particolare forma.

Era un libro piccolo, ma l’idea che qualcuno come regalo ti dedichi un libro per me è molto bello. Mi piacerebbe farne un’edizione italiana, magari aggiornata con quello che si sa oggi sui fiocchi di neve, perché il testo è in latino ed esiste solo la traduzione in inglese.

Il progresso scientifico, in particolare matematico, secondo lei è un bene per l’umanità? Fino a che punto?

 Io penso assolutamente di sì, sono molto a favore della ricerca in tutti gli ambiti. Sapere qualcosa in più è sempre meglio che sapere qualcosa in meno. Quello da cui sono sconvolto è l’ignoranza scientifica di chi sceglie: spesso a livello politico e amministrativo si fanno scelte basate su istinti ed emozioni e non sul ragionamento.

Vuole farci qualche esempio?

L’organizzazione dei trasporti a Bologna, tanto per farne uno. Io sono allucinato che una città di 300 mila abitanti abbia un trasporto pubblico così lento o un traffico così congestionato. Esistono degli strumenti per analizzare scientificamente il traffico o potenziare i trasporti, ma non vengono usati  perché non si è capaci o perché ci sono degli interessi dietro . Non è possibile che ci voglia tanto tempo ad attraversare Bologna da San Lazzaro a Casalecchio quanto ad attraversare Londra, che è dieci volte tanto!

Quindi alle prossime elezioni votiamo un sindaco laureato in matematica!

Intervista ideata e condotta da: Tahmina Arifin, Annamaria Di Bari, Giorgia Puddu.