Covid-19: una crisi non solo sanitaria

Uno studio di un gruppo di lavoro della classe 3O

In questi ultimi due anni niente sembra più normale, persino prendere al bar un caffè con gli amici ormai si è rivelato impossibile. Siamo costretti a rimanere chiusi in casa e la nostra vita sociale si è ridotta al minimo: non possiamo più abbracciarci, andare in discoteca o semplicemente trascorrere del tempo fuori all’aria aperta senza prestare attenzione alle norme di distanziamento sociale.

Da mesi siamo sommersi da continue preoccupazioni: “Mi sono ricordato la mascherina? E il disinfettante? Oggi mi sento male, non è che ho il covid?”.

In media ogni persona si pone tutte queste domande innumerevoli volte al giorno.

Prima di questa pandemia la parola “positivo” era sempre associata a qualcosa di bello, mentre ora è la più temuta di tutte…

La situazione a livello mondiale è disastrosa: milioni di morti, milioni di malati ricoverati negli ospedali, dottori sfiniti dai turni micidiali, migliaia di disoccupati e infine sempre più nuove varianti del virus.

Conosciamo molto bene la situazione italiana, ma ci siamo mai chiesti come viene vissuta negli altri paesi?

In questo articolo parleremo dell’impatto disastroso che il covid ha avuto sull’economia dell’Italia, della Spagna e della Germania.

GLI EFFETTI SUL FATTURATO DEI RISTORATORI ITALIANI

L‘avvento della pandemia di Covid-19 ha recato come tutti sappiamo diversi danni all‘economia del settore della ristorazione.

Per far capire quanto siano stati significativi questi problemi, abbiamo deciso di analizzare gli incassi, mensili e annuali, di un bar che si trova a Bologna, frequentato prevalentemente per l‘acquisto di caffè, alcolici e aperitivi.

Nell‘anno 2019, a fronte di 333 giorni lavorativi, il bar ha incassato € 151.879 , con un incasso giornaliero medio di € 458,85. L’incasso mensile medio è stato invece di € 12657 , con picchi nei mesi di settembre, dicembre, luglio e ottobre.

Nell‘anno 2020, a causa della pandemia, si registra un incasso di € 84.724 , una cifra nettamente inferiore a quella dell‘anno precedente, dato che per effetto del lockdown, i giorni lavorativi sono stati 293. L‘incasso giornaliero medio è stato di € 310,45 mentre quello mensile di € 7060,33, con picchi nei mesi di gennaio, febbraio e agosto.

I TURBOLENTI PREZZI DEL CARBURANTE NEL 2020

Come possiamo facilmente evincere dai grafici, la mobilità è uno dei settori in cui il Covid-19 ha avuto più impatto nel corso del 2020, sia dal punto di vista del numero degli spostamenti sia per quanto riguarda l’evoluzione del prezzo del carburante. Il 90% delle automobili in Italia sono alimentate infatti a benzina o a gasolio, e la naturale variazione della domanda, a causa delle ripetute chiusure e riaperture del paese ha originato enormi variazioni sul costo dei principali carburi. Non vengono risparmiati neanche quelli utilizzati nell’industria pesante, visto che le chiusure hanno interessato in larga parte anche il settore secondario, primo fra tutti l’O.C. Fluido BTZ.

Tornando agli altri carburanti, invece, i prezzi nel periodo gennaio 2020 fino a maggio 2020 (meno il GPL appunto) vedono un importante calo medio di circa 228,75 euro . Da maggio a luglio i prezzi riprendono a salire mediamente di 38,75 euro a seguito delle prime timide riaperture, per poi diminuire in seguito nel periodo luglio-ottobre in maniera alquanto differente: -15,53 per la benzina, -29.65 per il gasolio per auto, -41,12 gasolio per riscaldamento e -20,88 per O.C. Fluido BTZ.

A partire da ottobre 2020 poi, abbiamo una forte impennata, costante fino agli ultimi dati disponibili di Febbraio, per una media di 124,37 se escludiamo l’O.C. fluido BTZ che cresce di 108.93 euro. Non si sono ancora raggiunti i livelli pre-crisi, ma verosimilmente lo faremo in circa 4 mesi, a patto che la crescita continui a questo ritmo.

Guardiamo però la deviazione standard del 2019 e del 2020 a confronto:

Gennaio 2019- Gennaio 2020 ( pre-crisi):

Benzina: 34,36 euro, Gasolio auto: 20,63 euro, Gasolio riscaldamento: 16,38 euro, O.C. fluido BTZ: 16,86 euro

Il 2019 è stato un anno tranquillo, se non per qualche sbalzo di troppo del prezzo della benzina che come si vede dai dati, presenta una deviazione standard maggiore rispetto agli altri.

Febbraio 2020- Oggi (Marzo 2021) (crisi):

Benzina: 54,32 euro, Gasolio auto: 55,86 euro, Gasolio riscaldamento: 56,83 euro, O.C. fluido BTZ: 49,75 euro

Il periodo sotto pandemia invece è stato chiaramente molto turbolento, e sarà fino a fine pandemia, molto instabile parlando di prezzi. Le varie chiusure e aperture influenzate dalle ondate di contagi che hanno interessato questi ultimi tempi, hanno provocato repentini cali e aumenti della domanda. Non tutto è dovuto alla pandemia del Covid-19. Non abbiamo infatti discusso di un importantissimo attore protagonista, che influenza terribilmente il prezzo del carburante. Dobbiamo parlare infatti del petrolio.

A fronte di una domanda che si è fatta sempre minore a mano a mano che il mondo si arrestava come già detto, il valore del petrolio nel 2020 è diminuito in modo sensibile, toccando un -64% rispetto all’inizio dell’anno. Il prezzo della benzina in Italia è però calato solo del 10%, rendendoci di fatto fra i paesi con la benzina più cara in Europa, superati solo da Malta e Finlandia. Fino al 20 gennaio scorso, invece, erano ben 11 i Paesi dell’Unione con prezzi superiori ai nostri. Cosa sta succedendo? Per capirlo dobbiamo parlare di altri importanti fattori: l’andamento del petrolio, le accise, l’IVA e la crisi delle compagnie petrolifere a causa delle guerre dei prezzi fra Russia e Arabia Saudita.

Il prezzo al barile, dai circa 40/50 di inizio anno, è sceso ai minimi storici, al di sotto dei 30 dollari toccando il fondo a metà marzo raggiungendo addirittura i 20 dollari. Ma se la domanda è minima e il prezzo del petrolio è più che dimezzato da inizio anno, perché il costo del carburante è rimasto così alto? Il motivo di questa anomalia è infatti legato in buona parte alla componente fiscale, che pesa fortemente sul costo del prodotto per il consumatore italiano, ma non solo. Infatti, per un litro di carburante, circa il 60% del costo è imputabile a IVA e accise (imposte fisse), mentre solo il restante 40% è legato al prezzo industriale e per finire commerciale. Vale a dire che, se un litro di benzina costasse 1 euro, 60 centesimi andrebbero nelle casse dello Stato, 40 centesimi al produttore e ancora meno al distributore. In realtà, però, mentre l’IVA è una percentuale, le accise rappresentano un costo fisso, che non varia in funzione di quello che è il prezzo imposto dal mercato. In pratica, anche se produttori e distributori decidessero di regalarci il carburante, spenderemmo, tra IVA e accise, circa 1 euro per la benzina e 90 centesimi per il gasolio.

Quindi se le due tasse pesano per circa 1 euro sul costo finale di benzina e gasolio, la restante parte, 40-50 centesimi (considerato un prezzo medio di 1,40-1,50 euro al litro) rappresenta il guadagno del produttore e del distributore. Ma a gennaio, mediamente, un litro di benzina costava 1,60 euro: e se il prezzo del petrolio è più che dimezzato durante l’anno, perché i prezzi si sono ridotti solo di 1/10?

Per concludere dobbiamo infatti parlare dell’ultimo grande attore che ha determinato la poca variazione dei prezzi. Questo si chiama ”compartecipazione alle perdite” delle compagnie petrolifere. Le grandi compagnie, infatti, tra il blocco della domanda e la guerra sui prezzi tra Russia e Arabia Saudita, sono andate in difficoltà. E visto il prezzo basso della materia prima e i margini ridotti sui costi di produzione, per evitare grandi perdite hanno scaricato i costi sui consumatori finali.

Insomma, a prescindere dal costo del petrolio, il prezzo dei carburanti non ha potuto scendere troppo in questo 2020: colpa sia delle accise, sia delle logiche di profitto della lobby del petrolio.

TASSE TROPPO ALTE SU BENI FONDAMENTALI

La tampontax è ad oggi una delle tasse più discusse, è l’imposta sugli assorbenti, coppette mestruali e tamponi, considerati un bene di lusso, difatti in Italia sono tassati al 22% come ogni prodotto considerato bene di lusso.

Abbiamo fatto un’analisi sulle tasse dei paesi europei tra il 2019 e il 2020 e abbiamo notato che in alcuni paesi l’imposta supera il 22% e in alcuni raggiunge quasi il 30% come in Danimarca e Ungheria.

Guardando i dati presi in analisi gli unici paesi ad aver abbassato l’imposta sono Germania e Spagna, i quali dal 19% e 10% sono passati ad avere un’imposta del 7% e 4%. Invece la Grecia dal 13% ha aumentato nel 2020 l’imposta arrivando al 23%.1

DUE CRISI APPARENTEMENTE DIFFERENTI MA IN FONDO MOLTO SIMILI

Sicuramente non si può considerare questo catastrofico periodo di confinamento, un periodo fruttuoso per l’economia, ed effettivamente già agli inizi della pandemia si parlava di crisi. Un confronto interessante è quello fra la crisi economico-finanziaria del 2008 e la crisi sanitaria del 2020.

Nel 2008 la crisi colpì tutto il mondo e non solo la Germania venne travolta da quest’onda distruttrice che mise in ginocchio l’economia mondiale. Le industrie tedesche certamente subirono un grande calo di vendite, e ciò portò ad un grosso problema ovvero: se le fabbriche non vendono, smettono di produrre, e se non c’è produzione non c’è guadagno, e di conseguenza le banche non lavorano, e ciò causò un effetto a catena che coinvolse tutti i campi di produzione.

L’anno scorso invece a causa delle norme legislative c’è stato un calo di produzione notevole, visto che le fabbriche secondarie dovevano restare chiuse, ma non ci fu un abbassamento delle vendite di beni primari perché la richiesta di alcuni prodotti rimase alta e le fabbriche in questione lavorarono moltissimo per mantenere la disponibilità dei prodotti.Gli indici sono molto chiari e dimostrano che le due crisi sono molto simili fra loro, e infatti si vedono grossi picchi verso il basso e pochissimi verso l’alto, ciò dimostra che fra una crisi e un’altra la differenza è minima.

SPAGNA SENZA TURISTIL’ECONOMIA NE RISENTE  FORTEMENTE

Ci siamo focalizzati principalmente sui dati statistici inerenti al turismo e ai pernottamenti negli hotel in Spagna negli anni 2019 e 2020, facendo anche il confronto tra essi per vedere quanto le cose siano cambiate a causa del coronavirus.

Abbiamo preso in analisi tutti i dati inerenti alle varie entrate dei turisti in ogni mese del 2019 e del 2020,  ponendoli successivamente a confronto facendo la somma, la media, la mediana, e la deviazione standard, riscontrando così un enorme calo nel 2020, proprio come registrato nei mesi di Aprile-Maggio, dove il tasso di turismo risultava pari a zero.

Successivamente abbiamo rappresentato i vari dati su un grafico, uno per il 2019 e un altro per il 2020. 

Infine, per rendere più evidente la differenza tra i due anni abbiamo deciso di rappresentare gli stessi dati utilizzando due tipi di grafici differenti: Come si può vedere dal secondo grafico si nota meglio la differenza tra i due anni.

Dopo aver analizzato i dati dei pernottamenti in hotel nelle principali città turistiche della Spagna, ne abbiamo prese in considerazione 20, considerando i dati del 2019 e del 2020, analizzandoli e confrontandoli per vedere l’andamento dei pernottamenti in ogni località in tutti i mesi dell’anno.

Nel complesso si può notare un netto calo dei pernottamenti, sicuramente dovuto ai periodi di chiusura durante la pandemia, perché in alcune località i pernottamenti erano addirittura nulli, ma anche nelle località più turistiche come Barcellona e Madrid si e riscontrato un grande calo.

Concludendo, con questo articolo volevamo dimostrare come la statistica riesca a evidenziare ciò che accade attorno a noi. Grazie ai dati analizzati, si nota chiaramente come il Covid abbia influito, e tuttora influisca, sull’economia europea in tutti i suoi ambiti: partendo dalla ristorazione e dal mercato dei carburanti, passando poi per i beni di prima necessità e concludendo con il turismo. La crisi sanitaria odierna è davvero definibile come totale, in quanto, effettivamente, ha toccato ogni singolo campo della nostra vita, cambiandola drasticamente.

Martina Alberti

Irene Garritano

Benedetta Pedrini

Giovanni Giordano

Camilla Tosi

Enrico Meneghinello

Alice Nanni

  • i dati sono aggiornati al 13 marzo 2021.