1984 – di George Orwell

Il romanzo 1984, attraverso il racconto delle vicende di un uomo che si ritrova a vivere in un futuro distopico e corrotto, vuole essere, in realtà, una critica sociale e politica, basata sulle inquietudini risvegliate nella coscienza dell’autore dalle sue esperienze di vita prima come ufficiale al servizio della Gran Bretagna per l’amministrazione coloniale in India, poi dalle Due Guerre e dall’Olocausto. Dunque tra le pagine di 1984 è possibile scoprire il mondo distopico dominato da totalitarismi, fatto di falsificazione, perdita della memoria storica e della libertà di pensiero, corruzione del linguaggio e annullamento dell’identità
individuale, che l’autore teme si possa realizzare anche in futuro piuttosto prossimo, come risulta evidente dall’anno di ambientazione (il 1984, appunto).

Le paure di Orwell vengono esposte in quest’opera attraverso i pensieri e le azioni del protagonista Winston Smith, che si destreggia per tentare di preservare la sua umanità nonostante le condizioni della società in cui è costretto a vivere.
Il mondo immaginato da Orwell nel 1984 è spartito tra tre superpotenze: Oceania, che governa i territori a noi noti come Americhe, Regno Unito, Oceania e Sud del continente Africano; Eurasia, che domina tutta l’Europa e la Russia; Estasia, che ha dominio sulla Cina e i circostanti territori dell’Est Asiatico.
Winston, in particolare, vive a Londra, sotto il potere dell’Oceania e del Partito, che la governa.

La città viene descritta a più riprese nel romanzo, ma appare sempre come decadente e distrutta, decisamente sgradevole. La descrizione dell’abitazione di Winston, scena di apertura del romanzo, fa subito entrare il lettore nell’ottica del degrado della società: la decadenza delle costruzioni e
dell’ambiente è infatti un riflesso della corruzione della moralità e degli ideali della classe dirigente.
Il Partito è l’unica figura governativa dell’Oceania, e nelle sue mani è concentrato ogni potere. Questo ente è personificato dal volto del Grande Fratello, che rende la figura dell’amministratore del potere più umana e quindi più facilmente soggetta alle reazioni sentimentali della popolazione. Il Partito pretende di basare il proprio potere sui principi del Socialismo Inglese, sebbene lo contraddica piuttosto apertamente: il suo scopo non è basato su una vista edonistica del mondo, ma punta soltanto ad esercitare il potere puro, non come mezzo per raggiungere l’eguaglianza, ma come fine stesso. Dunque, partendo dal presupposto che l’unico modo per affermare il proprio potere su un uomo, imponendogli la propria visione del mondo, è farlo soffrire, il Partito punta a creare sofferenza e dolore, principalmente di natura psicologica, all’interno della società, perché accrescendo la sofferenza si accresce anche il potere.

La concezione di Governo del Partito e le modalità di esercizio del potere sono racchiuse nei tre slogan di
propaganda, apparentemente ossimori, strenuamente ripetuti in tutta la superpotenza: “La Guerra è Pace”, “La Libertà è Schiavitù”, “L’Ignoranza è Forza”.


“La Guerra è Pace” giustifica la condizione di povertà in cui viene mantenuta la gente. La società è infatti divisa in tre gruppi: i membri del Partito Interno, che godono della ricchezza e del potere; i membri del Partito Esterno, che svolgono lavori limitati per il bene del Partito e che sono soggetti anche alle leggi più severe; i proletari (anche detti prolet nella lingua del Partito), ossia la maggior parte della popolazione, lasciata alla loro vita e mantenuti in estrema povertà, fintantoché non diventano pericolosi per i fini del
Partito. Il Partito, governando con i metodi che verranno descritti in seguito, è certo di non poter essere rovesciato. Infatti ci sono soltanto quattro motivi, spesso concomitanti tra loro, per cui un Governo può cadere: o viene vinto da un potere esterno, o governa in modo fiacco, spingendo le masse a rivoltarsi, o permette al ceto medio in cerca di potere di attuare una rivoluzione, o perde fiducia in se stesso allontanandosi dal potere spontaneamente. La seconda e l’ultima causa sono escluse, perché i funzionari vengono scelti tra coloro che, in tutto il popolo, dimostrano di sposare meglio i principi del Partito, quindi tra coloro che presentano la stessa sete di potere fine a se stesso alimentata fino a quel momento. Per quanto riguarda la prima causa, con il mondo diviso in tre superpotenze, è impossibile che un potere esterno, per quanto possa conquistare piccole porzioni di territorio, arrivi a mandare in crisi un sistema basato sulle risorse di interi continenti. Da questo punto di vista la guerra è, quindi, inutile; tuttavia essa risponde al bisogno di mantenere sotto controllo le masse.

La masse possono essere spinte a rivoltarsi soltanto da un sentimento di ingiustizia e dalla ricerca di una condizione migliore, tuttavia, nel mondo immaginato da Orwell, esse sono confinate nel proprio territorio, e non dispongono di documenti storici, dunque vivono la propria come una realtà assoluta senza alcuna alternativa. Partendo da questa condizione, l’unico modo in cui il ceto inferiore potrebbe giungere ad una coscienza che lo porti alla ribellione è l’arricchimento: raccogliendo i frutti del proprio lavoro, nel corso del tempo, le masse potrebbero convincersi di potersi arricchire ancora di più, richiedere una migliore condizione e a quel punto istruirsi e ribellarsi al potere. Per evitare questa reazione a catena, per tutte le superpotenze, che sono strutturate in maniera del tutto simile a quella dell’Oceania, è conveniente consumare in modo inefficiente le eccedenze della produzione. A questo fine potrebbero essere utili due strategie: la distruzione deliberata dei prodotti o l’utilizzo delle risorse per sostenere uno sforzo bellico.

La convenienza nel portare avanti una guerra, pur sapendo che non porterà ad effettive ed utili conquiste, considerando l’entità degli avversari, in confronto alla distruzione delle risorse in altro modi sta nel fatto che questa mantiene la popolazione in un continuo stato di eccitazione ed odio verso l’esterno, impedendo al malcontento per la situazione di povertà di concentrarsi verso la classe dirigente interna. Per favorire questo fenomeno, il Partito ha istituito anche i Due Minuti d’Odio ogni giorno, durante i quali si osserva una pausa dal lavoro per esternare tutto l’odio verso i nemici, di cui vengono date informazioni su un teleschermo; e la Settimana dell’Odio, in cui si manifesta il proprio dissenso verso le superpotenza contro cui l’Oceania è in contesa al momento. Inoltre, la guerra viene combattuta da piccole percentuali di uomini, portando più alla distruzione di risorse che alla perdita di vite umane, anche perché nessuna superpotenza avrebbe convenienza reale nella conquista di alcun territorio, e soprattutto nessuna superpotenza desidera che il proprio ceto basso abbia relazioni con il ceto basso appartenente ad un altro regime, poiché un
confronto delle condizioni porterebbe ad una presa di coscienza di uno dei due gruppi della possibilità di avere una vita migliore e quindi alla rivolta per ottenerla.

In conclusione, la guerra viene effettivamente portata avanti, usando come pretesto il territorio conteso della zona nordafricana e mediorientale, tuttavia lo sforzo bellico è funzionale soltanto a mantenere la popolazione in uno stato di povertà e devozione alla classe dirigente e non alla conquista di alcun territorio utile (infatti tra l’altro il territorio “conteso” è sterile e inospitale); se la guerra non venisse combattuta realmente, ma fosse soltanto annunciata come causa della povertà il risultato sarebbe il medesimo. Dunque il mantenimento di una Guerra perpetua, corrisponde ad uno stato di Pace, nel quale le ricchezze vengono distribuite a proprio piacimento dai Governanti: La Guerra è Pace.

Il secondo slogan: “La Libertà è Schiavitù” si riferisce alla modalità con cui viene tramandato il Potere. Infatti una persona sola che porta avanti le proprie idee è destinata ad essere vinta dal tempo: potrà avere influenza finché sarà in vita, ma poi cadrà nell’oblio e sarà sostituita da altri con idee differenti. Vivendo libero dalla necessità di confronto e consenso altrui, l’uomo è schiavo della sua natura mortale; se, invece, le idee vengono condivise ed approvate, diffuse, addirittura inculcate nella mente dei giovani in fase di
istruzione, tali idee continueranno ad esistere e plasmare il mondo, siano esse giuste o immorali: dunque La libertà è Schiavitù. Nella realtà del partito esiste anche l’inversione di tale slogan: “La Schiavitù è Libertà”. Infatti il Governo del Partito non è basato su leggi esplicite, tuttavia le azioni, i movimenti e addirittura i pensieri dei cittadini-sudditi sono continuamente soggetti a ispezione: chiunque dimostri atteggiamenti eterodossi nei confronti della dottrina del Partito viene fatto sparire e rieducato, viene annientato e riformato a immagine dell’ortodossia.

I prolet sono poco controllati, poiché giudicati troppo ignoranti per potersi ribellare realmente, mentre i membri del Partito sono tenuti sotto controllo giorno e notte. Il Partito infatti impone la presenza di un teleschermo in ogni casa: esso trasmette, senza possibilità di essere spento, tutte le informazioni propinate dal Partito, spesso falsificate, sulla produzione di beni, sulle imprese di guerra e sulla redenzione di importanti ribelli; e allo stesso tempo trasmette ai funzionari del Partito incaricati del controllo le
immagini e i rumori presenti nelle case, rendendo impossibile sviluppare una coscienza ribelle senza essere scoperti. Tali immagini vengono controllate anche durante i Due Minuti d’Odio, quindi chiunque non si dimostri abbastanza sprezzante verso il nemico potrebbe essere considerato eterodosso e quindi indagato e punito. La sorveglianza viene attuata anche nei luoghi pubblici, per mezzo di microfoni nascosti.
La stessa istruzione dei ragazzi ha anche finalità di controllo sulla popolazione adulta: i bambini vengono istruiti in un corpo, detto delle Spie, nel quale vengono introdotti alla dottrina del Partito e viene loro insegnato a sorvegliare la “moralità” degli stessi familiari: in questo modo viene anche minato il senso di famiglia.


Questo non è l’unico caso in cui viene minato un sentimento intimo dell’uomo: anche la propaganda nei confronti della sessualità, promossa dalla “Lega Anti-Sesso” del Partito, è fortemente innaturale: viene imposto che il rapporto tra uomo e donna abbia il solo scopo procreativo e viene considerato reato se compiuto per la ricerca del piacere. Con questo particolare, Orwell affianca alla critica ai regimi totalitari e alla dottrina marxista un dissenso nei confronti delle imposizioni tipiche delle religioni, in particolare
quelle monoteistiche, riguardo alla sessualità.

Ai membri del Partito, la cui giornata è già rigidamente organizzata con ingenti carichi di lavoro, viene anche imposto di trascorrere un certo numero di serate al centro sociale e in organizzazioni di volontariato nei confronti del Partito: così viene tolto loro il tempo libero e con esso la possibilità di riflettere sulla propria condizione e sull’eventuale desiderio di una rivolta. Tra le altre imposizioni, sebbene non sia considerato illegale (poiché non esistono leggi), è considerato sconveniente per i membri del Partito avvalersi dell’economia di mercato: dunque essi dovrebbero farsi bastare le scorte fornite dal Partito, che però spartisce i beni secondo un “collettivismo oligarchico”: non segue cioè un suddivisione paritaria, promossa dal Socialismo cui pretende di fare riferimento, ma fa corrispondere la ricchezza all’esercizio, dunque i membri dell’oligarchia governante del Partito Interno vivono nel lusso, mentre quelli del Partito Esterno sono costretti a consumare prodotti di scarsa qualità e a cercare quasi di contrabbando
altri beni di primaria importanza.

Per completare il quadro della Schiavitù, nel caso in cui una persona venga giudicata eterodossa, essa viene seguita da vicino da membri della Psicopolizia, un terribile corpo speciale sotto copertura che può arrestare chiunque in qualsiasi momento. La sola presenza di un tale ente è quasi sufficiente a reprimere ogni istinto ribelle, assoggettando un’intera popolazione al potere del Partito, basato appunto sulla sofferenza, spesso indotta dall’arma più micidiale: la Paura.
Per questo La Schiavitù è Libertà: senza le leggi, ma con un diretto assoggettamento, ognuno è libero di fare quel che vuole, purché questo rientri negli ideali concessi dal Partito.

“L’Ignoranza è Forza” descrive l’atteggiamento del Partito nei confronti di tutto ciò che riguarda la cultura. Infatti, ciò che la classe dirigente teme di più è che il ceto basso si renda conto che la sua condizione potrebbe, o meglio, dovrebbe essere migliore. Questo significa innanzitutto una forte censura: molti libri sono proibiti, altri invece sono riscritti modificandone il significato di base per adattarlo alla dottrina del Partito. Questa modifica non viene attuata soltanto con opere di letteratura, ma anche su ogni opera d’arte, articolo di giornale, documento storico, registrazione, canzone che sia sconveniente ai fini del Partito. Orwell però fa un ulteriore passo avanti, estremizzando tale atteggiamento per renderne ancor più evidente la follia e allo stesso tempo la vicinanza intrinseca al funzionamento della mente umana. Infatti ogni volta che un’opera viene rettificata, la versione precedente viene distrutta: in questo modo l’unica copia, considerata quindi l’originale risulta quella rettificata: dunque ogni elemento proveniente dalla storia viene modificato e reso inconfutabile affinché sostenga gli ideali del Partito: una volta che ogni documento sarà rettificato secondo questo metodo, il pensiero del Partito sarà l’unico a poter esistere.
Questa tecnica viene utilizzata anche per modificare affermazioni e discorsi tenuti in precedenza dagli stessi membri del Partito, per far sì che ogni loro previsione risulti esatta e pertanto il Partito non possa mai perdere di credibilità.
Non solo le fonti scritte ma anche quelle iconografiche vengono manipolate senza alcuno scrupolo morale: una volta che la rilevanza di un personaggio prestigioso diviene sconveniente per il Partito, questi fa sì che l’uomo, dopo essere stato eliminato, venga addirittura cancellato da ogni foto, per sradicarlo irrevocabilmente dalla memoria collettiva ed impedirne l’idolatria, operando proprio come il Partito Comunista Sovietico, cui Orwell rivolge la sua critica.


L’estremizzazione vera e propria ideata da Orwell è il meccanismo mentale con cui tutti arrivano ad assumere per vero ciò che viene imposto dal Partito. Il passato infatti esiste sia nei documenti che nella mente delle persone: i documenti vengono manipolati come appena descritto, ma questo non sarebbe sufficiente se le persone non dimenticassero che sono state perpetrate delle falsificazioni negli scritti. Per questo il Partito impone il Bispensiero, ossia una sostituzione nella memoria: la capacità di negare un fatto,
dimenticarlo e assumerne per vero un altro che lo sostituisca, per poi infine dimenticare di aver dimenticato.
Questo è possibile perché la visione della realtà e le parole usate per descriverla dipendono dai presupposti che si assumono per veri. Noi siamo abituati ad assumere per veri i presupposti dettatici dall’esperienza e a descriverli secondo le forme che ci vengono insegnate, dopodiché giudichiamo la realtà partendo da tali presupposti, che non variano mai; possono variare invece le condizioni che derivano da essi.
Quello che avviene in 1984 è che il Partito cambia di continuo i presupposti da assumere per veri, e la gente si affida soltanto alle parole del Partito per sapere cosa credere: dunque cambiando ogni presupposto è possibile manipolare la realtà di ogni natura.
Questo procedimento può portare a considerare false alcune memorie e ad assumerne per vere altre inventate; porta ad accettare la possibilità dell’alterazione del passato, poiché si sa come perpetrarla, ma allo stesso tempo a negare che questa sia possibile, perché la realtà imposta dal Partito deve essere inconfutabile. In questo modo, ad esempio, i membri del Partito Interno si convincono di odiare il nemico contro cui fanno la guerra, attenendosi all’ortodossia della dottrina da loro imposta, pur sapendo che la guerra è in realtà soltanto un modo per mantenere sotto controllo le masse.

Per creare un mondo così privo di obiettività, sono impiegati migliaia di membri del Partito Esterno, come Winston, al Ministero della Verità, nel quale falsificano ogni atto passato a seconda dell’attuale convenienza del Partito. Gli altri ministeri su cui si basa il Governo del Partito sono: il Ministero dell’Amore, che si occupa di punire e rieducare gli eterodossi; il Ministero della Pace, che intrattiene i rapporti bellici con le altre potenze; il Ministero dell’Abbondanza, che raziona i viveri ed è incaricato di risolvere i problemi economici.

L’Ignoranza è Forza racchiude anche l’intento del Partito di rendere impossibile il pensiero eterodosso. Per farlo è necessario prima di tutto censurare, appunto, le precedenti formulazioni di tale pensiero, per far sì che essi diventino soltanto istinti per gli uomini, poi viene inculcata la dottrina ad ogni nato, in maniera da insegnargli a pensare secondo la volontà del Partito, infine deve essere resa impossibile la formulazione di ogni pensiero contrario all’ortodossia.

A questo scopo, il Partito lavora alla creazione di una nuova lingua, chiamata Neolingua, nella quale il linguaggio viene estremamente semplificato e il lessico ridotto, le parole vengono riformate senza alcuna attenzione etimologica, ma soprattutto nella quale ogni termine viene caricato o di un significato concreto per esprimere le necessità quotidiane di base oppure di un significato astratto che possa descrivere solamente gli ideali del Partito, senza lasciare spazio a pensieri contrari. In questo modo rimarrebbero comunque possibili insulti ed espressioni contrarie al Partito, ma suonerebbero come “bestemmie” senza alcuna possibile argomentazione che possa esprimere la natura dell’istinto che le ha concepite.
Nel periodo di ambientazione del libro, la Neolingua non è ancora completamente formata e non viene parlata se non in contesti formali, tuttavia è già ben chiaro il progetto di annientamento del pensiero ribelle: tagliando ogni collegamento con il passato, indottrinando nel presente e rendendo concretamente impossibile l’espressione nel futuro, si giungerà all’Ignoranza del desiderio della ribellione. In questo senso, per il Partito L’Ignoranza è Forza.

Allo slogan L’Ignoranza è Forza, si collega il processo di rieducazione, attuato durante un periodo di reclusione, ideato dal Partito per gli eterodossi. Questo processo si compone di tre fasi: Apprendimento, Comprensione e Accettazione.
Nella prima fase viene mostrato ai ribelli come forzare se stessi a credere agli ideali del Partito, dando loro dimostrazione e argomentazioni fino a convincerli della possibilità di convertirsi concretamente.
Nella fase di Comprensione, viene data al detenuto una lezione riguardo alla natura dell’uomo, che si riflette negli scopi del Partito. Quest’ultimo, infatti, cerca solo ed esclusivamente il potere e per ottenerlo è disposto a tutto: siccome il dolore e la paura sono le armi migliori per conseguire lo scopo, ne fa largo impiego. Allo stesso modo, ogni uomo sarebbe disposto a tutto pur di conseguire i propri obiettivi.
Con l’Accettazione, viene data al ribelle la possibilità di fare propri i principi appena appresi e compresi, al fine di uniformarsi al Partito, nelle azioni e, soprattutto, nella mentalità.

Nel caso in cui il detenuto, al termine delle tre fasi, dimostri di avere ancora un pensiero differente da quello della dottrina, egli viene condotto nella Stanza 101.
La Stanza 101 è il luogo in cui l’uomo è portato a tradire nel significato orwelliano del termine, cioè ad abbandonare le sue convinzioni e sicurezze sentimentali per lasciarsi andare alla sottomissione al potente.
In questa stanza il detenuto viene costretto a confrontarsi con la sua più grande paura. Questo stimolo lo spinge ad abbandonare ogni ideale, a cercare uno stratagemma immediato e funzionale per guadagnarsi la sopravvivenza, senza pensare a come potrà essere la vita dopo averlo attuato. Si tratta del meccanismo “fight or flight” (combatti o fuggi) naturalmente insito nell’uomo, come negli animali, quando esposti alla paura. Abbandonando il pensiero razionale e cedendo a questo meccanismo, l’uomo rinuncia alla sua
indipendenza e si sottomette intellettualmente e affettivamente al Partito, proprio come un animale.
Al termine di questo stadio, ogni eterodosso risulta definitivamente rieducato. A questo punto, può essere lasciato in vita, oppure fucilato per il proprio reato di eterodossia precedente commesso. L’importante, in ogni caso, è che il colpevole non venga giustiziato prima di aderire alla dottrina: in tal modo infatti morirebbe facendosi portatore dei propri ideali, come un martire, che si presterebbe all’idolatria da parte di altri ribelli; morendo da complice del Partito, invece, il ribelle trasmette a tutti un messaggio di
remissione, convincendo chiunque lo prendesse come modello di ispirazione ad abbandonare la via “corrotta”.


Per descrivere e animare questo mondo, scenario-simbolo delle sue paure riguardo all’evoluzione delle dinamiche sociali e politiche, Orwell racconta la storia di un abitante dell’Oceania: Winston Smith. Questi è un trentanovenne, membro del Partito Interno e caratterizzato da una forma fisica e da una salute mediocri, in maniera del tutto simile ai suoi concittadini.
La storia ha inizio dalla decisione di Winston di tenere un diario, nel quale per iscritto i suoi più profondi pensieri, contrari alle dottrine del Partito. Egli sa che si tratta di un gesto ribelle e degno di punizione, ma non si tira indietro; in realtà, il “reato” di cui si macchia non consiste nella stesura del diario, ma nel solo fatto di avere una visione del mondo eterodossa ed impura rispetto alla dottrina del Partito: la classe dirigente infatti non tollera pensieri contrari ai proprio e tenta in ogni modo di scovare coloro che li serbano per poterli eliminare, o ancor meglio rieducare.
Winston è un impiegato del Ministero della Verità e il suo ruolo è quello di rettificare documenti e articoli di giornale affinché questi risultino coerenti con la situazione contemporanea del mondo e con le necessità di propaganda del Partito. Winston esegue il suo lavoro con abilità, mascherando la propria opposizione ai principi del Partito. Ciò che fa molto riflettere in questa sequenza è l’arbitrarietà con cui il Partito può manipolare la realtà storica a suo piacimento: infatti, come anticipato in precedenza, dal momento, in cui la nuova versione del documento, quella rettificata, viene accettata nell’Archivio, non esiste più alcuna possibilità di confutare la sua veridicità. Da questo deriva che l’intera istruzione delle generazioni future venga manipolata dal Partito, che così non compie alcuno sforzo per indottrinare i futuri cittadini, iniziando proprio dall’età infantile ad inculcargli i propri precetti.
Il pensiero di Winston viene confrontato anche con quello di due colleghi: Syme e Parsons. Entrambi rappresentano due figure devote al Partito, ma non per questo la mentalità dei due viene considerata legittimamente ortodossa allo stesso modo. Syme si occupa della redazione del dizionario della Neolingua: egli è dunque un intellettuale; inoltre svolge il suo compito con zelo e grande interesse, comprendendo a fondo i concetti su cui lavora, tentando di farli suoi e arrivando quasi a rielaborarli. Sebbene ogni sua azione sia improntata alla dottrina del Partito, questi cerca di comprendere la mentalità del Partito: questo non è affatto gradito alla classe dirigente, in cerca di un ceto medio ignorante e succube agli ordini del Potere.
Parsons, invece, è incondizionatamente dedito al Partito. La sua felicità risiede nel dedicarsi ad ogni attività a favore della classe dirigente, a patto che questa non richieda un eccessivo sforzo mentale. Si potrebbe definire come “un braccio senza mente”: egli infatti si impegna in un gran numero di ore di volontariato per allestire manifestazioni per il Partito, organizzare eventi sportivi o fabbricare proiettili da impiegare in guerra; tuttavia non si interessa agli ideali in nome dei quali gli è richiesto di lavorare. Nella sua figura si rispecchia il prototipo di camerata del Partito: disposto a servire il padrone in ogni maniera che gli sia comandata, senza preoccuparsi di comprendere la ragione delle proprie azioni.

Nelle riflessioni di Winston vengono affrontati altri temi molto forti, come quello della corruzione dell’istinto sessuale. I cittadini vengono infatti istruiti a non ricercare rapporti erotici, se non al fine della procreazione: questo porta spesso alla crisi delle coppie, o ad una convivenza senza intimità. Questo spiega l’alto tasso di adulterio e prostituzione delle città: un condizione riprovevole, che soddisfa i desideri intimi dell’uomo, ma al contempo lo fa sentire inadeguato per provare tali istinti. Così l’istinto romantico viene corrotto, non lasciando all’uomo altro sfogo se non la rabbia, che viene incanalata dalla dottrina verso il nemico esterno, mediante la guerra.

Un’altra riflessione forte viene ispirata dal grande numero di persone appartenenti al ceto basso: se queste fossero in grado di comprendere quanto misera sia la loro condizione, sarebbero motivati a ribellarsi. L’abilità del Partito, dunque, sta proprio nell’impedire a queste masse di rendersi conto del proprio malessere, mantenendole ignoranti: in questo modo non viene dato loro alcun termine di paragone con il passato, nel quale i loro pari vivevano in condizioni migliori, e allo stesso tempo non viene fornita loro nemmeno la coscienza minima necessaria per focalizzare la propria attenzione sui problemi reali. Gran parte dei prolet, infatti, non è in grado di ragionare per criteri generali, ma soltanto, in maniera più semplice, sui particolari: questo rende le proteste di questo ceto insignificanti e facilmente reprimibili per il Partito.

Nella seconda parte del racconto il protagonista scopre l’Amore: così apre gli occhi e trova nuova forza per ribellarsi in maniera più decisa contro il Partito.
L’unione tra Winston e la sua amata rappresenta già di per sé una ribellione al Partito. La forza di quest’ultimo consiste infatti nel reprimere ogni istinto e libertà umani, fino a ridurre l’uomo ad un semplice burattino, capace di provare solamente dolore. Questo dolore, segno di assoggettamento a un potere superiore, viene completamente annientato dal loro amplesso. L’unione dei due innamorati diventa così un vero e proprio atto politico.
Sarà il loro amore davvero in grado di prevalere sulla crudele e scientifica dottrina del Partito?

Lorenzo Murace
Classe 2X